Oggetto | Venafro, San Francesco, Sarcofago De Amicis (frammento) | |
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Luogo di conservazione | Venafro | |
Collocazione originaria | Venafro | |
Materiale | pietra | |
Dimensioni | 62 cm (h) x 207-208 cm circa (largh.) | |
Cronologia | primo quarto del XVI secolo | |
Autore | ignoto marmoraro | |
Descrizione | Il pezzo, che va letto come una fronte di sarcofago (che non si tratti della base di appoggio di un sarcofago sembrano confermarlo le dimensioni della lastra), si conserva nella sagrestia della chiesa di San Francesco a Venafro (nello stesso ambiente vi è anche un tabernacolo eucaristico cinquecentesco). Esso doveva appartenere alla tomba del giureconsulto venafrano Giovanni de Amicis (1463-post 1522), divenuto famoso nel Cinquecento per aver dato alle stampe (1524) il trattato Consilia omnibus tam in foro quam in scolis versantibus, e considerato il primo storiografo di Venafro per aver illustrato, nella sua opera, le origini e le prerogative della sua città. Nel 1516 il De Amicis dotò la chiesa di alcuni fondi rustici, ottenendo in cambio il privilegio di edificare, all’interno dell’edificio religioso, una cappella destinata alla sua sepoltura (Gambardella 2001, p. 205 [la fonte della notizia non è specificata dallo studioso]). Ludovico Valla (1629-98), erudito e scrittore di memorie patrie, autore della celebre Storia di Venafro (1687) – pubblicata solo nel 1905 a cura di Ferdinando Del Prete di Belmonte (di mano del Valla si conoscono, dell’opera, tre copie manoscritte) – ci dice che all’interno della cappella del De Amicis si leggeva l’iscrizione che compare nel frammento in esame, insieme “colla sua figura di basso rilevo” (Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. X.C.77, c. 110r). Sempre il Valla c’informa che furono i padri della chiesa a smantellare, assai prima del 1687, la cappella della famiglia De Amicis, trasferendo “la lapida della iscrittione, e quella della figura”, ovvero la fronte e il coperchio della sepoltura del giureconsulto, “nella strada” (all’ingresso del convento?); ciò, si può immaginare, in adesione al canone del Concilio di Trento che aveva decretato la rimozione dei monumenti funebri ‘profani’ dalle chiese. Negli anni del Valla il coperchio della sepoltura si vedeva attaccato “al muro della sacristia, dalla parte di fuori”, mentre la lapide con l’iscrizione era stata posta dentro la sagrestia, “sul fonte da lavar le mani”. Nel 1824, nelle Memorie istoriche di Venafro (p. 323), Gabriele Cotugno, che riporta la notizia dello spostamento della tomba De Amicis nel convento, parla ancora, stranamente (a quella data), di una “statua” (il coperchio del sarcofago, con il gisant a bassorilievo): “[Giovanni de Amicis] nacque e morì in Venafro, e fu sepolto nella chiesa de’ conventuali, dove gli fu eretta una statua, trasferita poi nell’ingresso del convento, a sinistra, col sottoscritto epitaffio: Juris consulti [...]”. Bisogna pensare che il Cotugno si sia basato sul Valla, senza controllare lo stato reale del sarcofago, oppure che il coperchio sia andato effettivamente perduto dopo il 1824? Ciò che attualmente si conserva, come detto, è solo la fronte della cassa, in pietra, murata nella sagrestia della chiesa (non si conosce il momento della sistemazione del pezzo in sagrestia nella posizione attuale). Sulla fronte è incisa l’epigrafe, inserita in un finto cartiglio stretto ai lati da due scudi gemelli a rilievo, con lo stemma dei De Amicis (troncato, con una banda nella metà inferiore e una “A” in quella superiore, qui affiancata da due gigli). Stilisticamente il frammento si data entro il primo quarto del XVI secolo. | |
Immagine | ![]() | |
Committente | Giovanni de Amicis | |
Famiglie e persone | De Amicis | |
Iscrizioni | Al centro della lastra, all’interno di una cartella in forma di finto cartiglio, in lettere capitali: IVRIS CONSVLTI FANVM EST/ IOANNIS AMICI QVOD FVERAM/ PATRIE CVLTOR AMICI HONOR/ HIC STVDII LABOR EST NOSTRI/ ET VINDEMIA LEGVM TECTA/ VENAFRANI QVEM PEPERERE SOLI. | |
Stemmi o emblemi araldici | Stemma della famiglia De Amicis: troncato, con una banda nella metà inferiore e una “A” in quella superiore. | |
Note | Giovanni de Amicis nacque a Venafro nel 1463, e si addottorò in legge a Napoli nel 1484. Nel 1522 fu chiamato ad insegnare diritto civile nella facoltà di Giurisprudenza di Napoli, ricevendo poco dopo la cittadinanza onoraria. Nel 1524 diede alle stampe in Napoli il trattato Consilia omnibus tam in foro quam in scolis versantibus, nel quale raccolse le massime giurisprudenzali e dottrinarie dei maggiori legisti del tempo. L’opera ebbe una secona ristampa a Venezia nel 1577. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. X.C.77, Historia della città di Venafro, del primicerio don Ludovico Valla, della medesima città, c. 110r: “Di Giovanni de Amicis e della sua stima* e privilegi ottenuti della cittadinanza di Napoli, e dei suoi dottissimi Consigli più volte ristampati non fa mentione appieno il Ciarlanti. Son oggi le sue opere in molta stima appresso de’ signori giuristi. La sua casa era nel vico all’incontro della chiesa di Sant’Angiolo Custode in questa città, dove in un angolo sulla piazza si vede la sua arme in pietra, attaccata al muro, con un’A e sotto una fascia e sbarra traversa. Fu coetaneo d’Antonio Giordano. Morì qui in Venafro e fu seppellito nella chiesa di San Francesco nella propria cappella, dove colla sua figura di basso rilievo si leggeva questa iscrittione: […]. Molti anni sono riducendo quei padri in miglior forma la chiesa all’uso moderno, venne a togliersi dal proprio luogo la cappella e insieme la sepoltura; *** essendo chi di ciò si prendeva cura, e la lapida della iscrittione e quella della figura stettero gran tempo nella strada /strada [la parola è ripetuta al cambio rigo]. Oggi l’effigie si vede attaccata al muro della sacristia, dalla parte di fuori, e dentro la medesima fu posta l’iscrittione sul fonte da lavar le mani”. | |
Bibliografia | Valla 1687: Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. X.C.77, Historia della città di Venafro, del primicerio don Ludovico Valla, della medesima città, c. 110r;
[Valla 1687]: Storia di Venafro scritta nel 1687, a cura di Ferdinando Del Prete di Belmonte, Napoli 1905;
Cotugno 1824: Memorie istoriche di Venafro, compilate da Gabriele Cotugno..., Napoli 1824, pp. 322-323;
Gambardella 2001: Carmine Gambardella, Ecogeometria in Venafro: identità e trasparenze, Napoli 2001, p. 205. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Michela Tarallo | |
Data di compilazione | 19/04/2016 22:35:20 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 20:45:05 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/626 |